Sempre più digitali: gli scenari post pandemia
“La pandemia ha accelerato sensibilmente i processi di digitalizzazione nel Paese portando a sperimentare i benefici e le sfide della connettività, oggi più che mai anche nel contesto domestico. Attività e servizi digitali come smart working e videocall, che molti di noi hanno sperimentato per la prima volta durante il lockdown, continueranno a essere richiesti e utilizzati in futuro, anche se probabilmente in misura minore. È tuttavia importante soffermarsi su un altro aspetto che ha portato con sé questa digitalizzazione: la crescita dei servizi online ha amplificato certe paure e preoccupazioni, soprattutto quelle legate a possibili violazioni della privacy e all’impatto delle tecnologie sul proprio benessere psicofisico (il 50% degli italiani è più preoccupato di prima per le conseguenze dell’utilizzo di internet). Dunque, a fronte di una domanda elevata sia in termini di qualità sia di varietà del panel di prodotti e servizi, anche l’offerta dovrà adeguarsi con standard altrettanto elevati e soluzioni sempre più personalizzate”.
( Irene Pipola, Partner EY, Responsabile consulting per il settore TMT)
Ormai sono mesi che lo ripetiamo: la pandemia di covid ha fatto mutare radicalmente molte abitudini e ne ha creato di nuove, soprattutto nel mondo dei servizi e del commercio. Sono aumentati il bisogno di connettività e l’adozione di servizi digitali, ma, al contempo, crescono anche le paure legate a un uso eccessivo delle tecnologia.
Che la pandemia abbia avuto questi effetti non è una sorpresa, era abbastanza intuitivo, ma solo recentemente abbiamo potuto studiare questi dati.
Come viene quantificato dal rapporto Digital Home Study di EY, ormai, per più della metà degli italiani, avere una connessione efficiente e sicura è indispensabile. Per quanto l’esigenza sia nata durante i mesi di lockdown, tra dad e smart working, sembra che il bisogno di connettività sia destinato a restare oltre l’emergenza, anche perchè la pandemia ha portato a sperimentare e scoprire nuovi servizi digitali. Le nuove soluzioni web sono state adottate praticamente su scala globale, ma in Italia questo fenomeno sembra accentuato: secondo il report di EY, un italiano su tre ha utilizzato per la prima volta una videochiamata per lavoro, contro il 20% dei francesi e il 18% dei tedeschi. La didattica online è stata una novità per il 30% degli italiani (percentuale ben più robusta rispetto al 12% della Francia e all’11% della Germania). Il 23% ha fatto ricorso per la prima volta ai servizi sanitari digitali (dieci punti percentuali in più rispetto a Parigi e Berlino).
I dati possono essere interpretati in due direzioni: il distacco dagli altri Paesi certifica da una parte quanto gli italiani si siano avvicinati ai servizi online, e dall’altra lasciano ipotizzare una condizione di partenza più arretrata.
Come già accennato, la digitalizzazione, al netto dei suoi benefici, non è un processo indolore, infatti si sono amplificate ansie e timori legati all’utilizzo della tecnologia. La questione della privacy rappresenta la fonte di angoscia primaria tra gli utenti: rispetto al pre-pandemia, il 37% degli italiani afferma di essere più preoccupato sulla riservatezza dei propri dati. Il 66% sostiene di essere estremamente prudente nel condividere informazioni personali online. Il dato è superiore rispetto a quello della Germania (61%) ma inferiore rispetto a Francia (73%), Stati Uniti (72%) e Gran Bretagna (71%). Anche in questo caso, le percentuali vanno soppesate: la prudenza deriva da una percezione, che non sempre corrisponde a una condotta realmente virtuosa, specie se in assenza di alfabetizzazione digitale. Allo stesso modo, una maggiore preoccupazione sulla gestione dei propri dati non è, di per sé, una cattiva notizia: potrebbe essere generata da una maggiore consapevolezza.
Sono sempre più gli utenti che si dicono preoccupati per il loro benessere digitale. Infatti, più della metà di questi cerca di ritagliarsi spazi e tempo lontano dalle tecnologie web, anche perchè in questa particolare fase storica c’è stato un aumento esponenziale di tutti i servizi, compresi quelli di streaming e intrattenimento in generale. Anche in ambito lavorativo c’è stato un aumento delle comunicazioni con i fornitori attraverso nuovi canali digitali e, sempre in questo ambito, abbiamo assistito a una piccola rivoluzione, con la nascita del negozio ibrido e la consapevolezza sempre maggiore dei lavori che si possono svolgere attraverso il web, come l’e-commerce.
In questa ottica cambia anche il modo di noi professionisti di creare contenuti web. Il nostro lavoro muterà sia in base alle nuove esigenze dei nostri clienti, che decidono di investire sul web, sia in base alle esigenze del consumatore finale, che sì, passa più tempo connesso, ma vorrà consultare contenuti leggeri e intuitivi. Il fattore tempo sarà determinante nel creare dei contenuti efficaci e desiderabili.
Unire l’esigenza di tempo del consumatore finale e le performance del contenuto sarà la nuova sfida che agenzie come yes-web dovranno affrontare.