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Non cadiamo in errore: La web reputation

Sino a qualche anno fa, col termine web reputation, si indicava quell’insieme di informazioni che costituiscono la reputazione online di una persona fisica o di un soggetto giuridico, come ad esempio un’attività commerciale o che offre dei servizi. 

 

Avere una buona reputazione online è sempre molto importante, anche se a diverso titolo, per tutti i soggetti presenti nel web. 

 

La web reputation incide inevitabilmente sulla nostra persona o attività: per questo bisogna sempre prestare la massima attenzione, soprattutto in questo periodo dove le recensioni online sono molto considerate dai possibili clienti, e soprattutto  nel caso di attività che sono presenti sul web, bisogna stare attenti a non creare dei feed negativi.

 

Lo stretto e indissolubile legame che si è venuto a formare tra il mondo digitale e quello fisico ci porta a sovrapporre la reputazione che ci si costruisce nel mondo reale a quella online, e viceversa.

 

Per tempo la web reputation è sempre stata considerata un problema riguardante più le persone fisiche che le attività; tutti ricordiamo come qualche assunzione sia stata condizionata dai profili sui social. Negli ultimi anni, grazie ai servizi di advisor, alla costante presenza sui social e alla grande diffusione di servizi come google my business, è diventato fondamentale per le attività diventare attrattive non solo per i clienti ma per tutti gli stakeholder

 

Purtroppo la stragrande maggioranza delle aziende non cura la propria web reputation in maniera sistematica, e non è nemmeno perfettamente consapevole dell’importanza della reputazione online del proprio brand.

Per questo motivo, le imprese tendono ad accorgersi dell’esistenza o della importanza di questa solamente quando hanno un problema da risolvere, come articoli diffamatori da rimuovere, notizie negative da cancellare, recensioni  che criticano i servizi o i prodotti, lamentele da parte dei clienti.

E invece la web reputation è l’immagine online del proprio marchio, un elemento fondamentale che dovrebbe avere la stessa importanza del piano marketing.

 

Il pilastro fondamentale per una buona web reputation è la creazione del contenuto; infatti una azienda non deve assolutamente rimanere ferma e silente, ma deve creare contenuto, parlare ed esprimersi. Una pratica fondamentale è quella di creare a ritmo costante del buon contenuto, attraverso il blog del sito, con dei contenuti sui social, con la creazione di foto e video, che diventeranno il reale fulcro della nostra reputazione in rete.

 

Naturalmente i contenuti devono essere ricercati e di qualità, non devono essere autoreferenziali ma di elevato valore, e realmente utili ai nostri clienti. Articoli, approfondimenti, report, studi di settore, testi e immagini sono il passo principale per conquistarsi una buona reputazione dimostrando coi fatti la vostra preparazione, serietà ed esperienza.

 

Come già accennato prima il contenuto, non è solamente testuale. Ogni articolo prodotto deve essere tradotto su più piattaforme: da un post sui social network, ad un podcast ad un piccolo video su YouTube.

Il fatto che i contenuti creati siano multicanale, e possano raggiungere le persone con più modalità possibili è importante tanto quanto il contenuto stesso. In questo caso infatti la distribuzione delle informazioni assume importanza e aumenta la valenza del messaggio.

 

Il risultato di tutto questo lavoro deve essere quello di produrre determinati risultati sui motori di ricerca in corrispondenza del proprio nome.

infatti la pagina dei risultati di google relativa al proprio marchio non può essere lasciata al caso, ma deve essere consapevolmente controllata e migliorata con la continua creazione e pubblicazione di contenuti di elevato valore e ottimizzati proprio in ottica SEO.

Questo è il campo del Content Marketing e della SEO, cioè quell’insieme di scienze e tecniche che sono esattamente concentrate sul creare contenuto ad alto valore e posizionarlo al meglio sui motori di ricerca.

 

E questa è anche la nostra mission. Infatti, yes-web, non solo offre la creazione di siti web, ma anche, e soprattutto, la parte di creazione e gestione di tutti i contenuti che  formano la web reputation. È un lavoro importante, che rende la vostra attività estremamente dinamica nel web, sempre presente tra i primi posti dei motori di ricerca principali e nelle bacheche dei social. 

 

Investire sulla propria reputazione, sulla propria immagine, è ormai fondamentale nel mondo di oggi, sempre più caratterizzato da interazioni e ricerche sul web che si ripercuotono nel mondo fisico. Offrire puntualmente contenuti di qualità è sempre più fondamentale per distinguersi dalla massa e raggiungere sempre più persone.

Il quadrato magico: il QR Code

Bianco e nero, bidimensionale e di forma quadrata, a volte con al centro un logo, il QR Code nasce oltre un quarto di secolo fa come strumento per il tracciamento delle componenti industriali. Più avanti, grazie soprattutto alle sue dimensioni contenute, comode anche da stampare, e alla tecnologia degli smartphone, che permette di scansionarlo con la fotocamera senza più la necessità di un applicazione apposita, il quadrato divenne un successo anche tra i brand. L’utente può così accedere a link specifici, per ricevere informazioni supplementari su un prodotto o un luogo, anteprime, buoni sconto, o usarlo per confermare la propria presenza a un concerto o un evento. 

Tecnicamente un codice QR (in lingua inglese QR code) è un codice a barre bidimensionale, ossia a matrice, composto da moduli neri disposti all’interno di uno schema bianco di forma quadrata, impiegato in genere per memorizzare informazioni destinate a essere lette tramite un apposito lettore ottico o smartphone.

 

In un solo crittogramma possono essere contenuti fino a 7089 caratteri numerici o 4296 alfanumerici. Genericamente il formato matriciale è di 29×29 quadratini e contiene 48 alfanumerici. Il nome “QR” è l’abbreviazione dell’inglese quick response (risposta rapida), in virtù del fatto che il codice fu sviluppato per permettere una rapida decodifica del suo contenuto.

 

Il codice QR fu sviluppato nel 1994 dalla compagnia giapponese Denso Wave, per tracciare i pezzi di automobili nelle fabbriche di Toyota. Vista la capacità del codice di contenere più dati di un codice a barre, fu in seguito utilizzato da diverse industrie per la gestione delle scorte. 

Nel 1999 Denso Wave ha distribuito i codici QR sotto licenza libera, favorendone così la diffusione prima in Giappone, e successivamente a livello globale. Nello stesso anno NTT docomo, la principale compagnia di telefonia mobile del paese, ha lanciato i-mode, sistema per l’utilizzo del web dal telefono cellulare. 

 

In questo contesto di sviluppo pervasivo del web mobile nella vita quotidiana dei giapponesi, i codici QR si rivelarono utili per rendere immediato l’accesso alle informazioni attraverso una semplice azione sullo smartphone, evitando così la difficoltà di inserimento manuale. Così, dalla seconda metà degli anni 2000, i codici divennero sempre più comuni nelle pubblicità e la loro diffusione, anche se lenta a livello mondiale, divenne sempre più capillare. 

 

“Nel settembre 2005, negli Stati Uniti, è nato il progetto Semapedia che permette di collegare, tramite codice QR, i luoghi fisici alle relative descrizioni su Wikipedia.”

 

I QR Code possono essere straordinari strumenti di marketing pubblicitario e fare da unione tra il mondo del web e quello fisico. Ma dobbiamo ricordarci di usarli con intelligenza e non commettere errori. Infatti i codici devono essere collocati in una posizione semplice per essere scannerizzati, è inutile mettere un QR in una posizione inaccessibile, come su un cartellone in pubblicitario o in un luogo difficile da raggiungere. Inoltre, per favorire un utilizzo per i più, bisogna collegarli a un messaggio interessante che susciti la curiosità, come un concorso a premi o un’offerta speciale.

 

Da strumento per organizzare i magazzini a veri e propri strumenti multimediali. Ormai, anche grazie all’uso in alcuni documenti, abbiamo preso confidenza con questa tecnologia. Inoltre, la possibilità di rendere il QR graficamente appetibile si è rivelata una scelta vincente in diverse campagne marketing. 

Avere il proprio QR Code è semplicissimo; basta collegarsi a uno dei tanti servizi online e generarlo. Più complesso è sapere a cosa collegarlo. Per questo, noi di yes-web siamo sempre pronti a cercare la soluzione migliore per voi, per i vostri contenuti e il vostro web marketing, anche sotto forma di un piccolo quadratino bianco e nero.

Cyber Attacchi sempre più di attualità

La tematica della sicurezza informatica è tornata alla ribalta in questi ultimi anni. 

 

Un attacco informatico o cyberattacco, nell’ambito della sicurezza informatica, indica una qualunque manovra impiegata da individui od organizzazioni che colpisca sistemi informatici, infrastrutture, reti di calcolatori e/o dispositivi elettronici tramite atti malevoli, finalizzati al furto, alterazione o distruzione di specifici obiettivi, violando sistemi suscettibili.

 

In quest’ultimo anno abbiamo avuto in Italia diversi esempi di questo tipo di attacchi, come quello al sistema della sanità di diverse regioni, quello alla Siae e, purtroppo, la minaccia Russa ai nostri sistemi in seguito alla guerra in Ucraina. 

 

Il fenomeno esiste di pari passo alla storia dell’informatica, ma è soprattutto alla fine del XX secolo, anche grazie alla diffusione delle connessioni a banda larga, che ha cominciato ad incrementarsi. 

Gli attacchi informatici sono azioni e manovre malevole, messe cioè in atto da persone oppure organizzazioni criminali con l’obiettivo di creare un danno, che vanno a colpire e violare i sistemi IT, ossia nfrastrutture, applicazioni, reti e/o dispositivi elettronici, app e servizi digitali online, ecc. e che, solitamente, hanno come obiettivo il furto dei dati o delle identità digitali, il blocco delle attività, il malfunzionamento di un servizio, il furto delle credenziali degli utenti, l’accesso alle informazioni e via dicendo.

 

Chi sono gli attori che fisicamente compiono questi attacchi? Queste azioni sono compiute da quelli che nel linguaggio comune identifichiamo col nome di hacker o cracker, e non sono la stessa cosa. 

 

Infatti un hacker è una persona interessata a lavorare in profondità su un sistema operativo. In generale, gli hacker sono programmatori, hanno una buona o avanzata conoscenza di sistemi operativi, linguaggi di programmazione e concetti di rete. Sono in grado di identificare il rischio del sistema. Un hacker cerca di acquisire ulteriori conoscenze per scoprire aree tecnologiche. Inoltre, solitamente, non danneggia i dati intenzionalmente.

 

Il cracker invece è una persona che viola l’integrità del sistema di macchine remote con intenti dannosi. Ottiene l’accesso non autorizzato alle risorse e ai dati di sistema, a volte distruggendo anche le informazioni vitali dell’organizzazione, negando il servizio agli utenti legittimi e causando problemi generalizzati alle strutture informatiche. Pertanto, ciò può causare problemi di software, hardware e rete. Inoltre possono rubare dettagli personali e riservati come informazioni bancarie, password e dettagli della licenza e influenzare il corretto funzionamento dei sistemi. 

 

“Sicuramente il movimento hacker più famoso è quello di Anonymus: nato nel 2003, si ispira alla pratica della pubblicazione anonima di immagini e commenti su internet e in generale sul web. A differenza di altri movimenti sociali, l’azione di Anonymous si caratterizza per la compresenza di attività di protesta effettuate online e in pubblico, quando i partecipanti alle proteste si mostrano con indosso la maschera di Guy Fawkes, resa famosa dalla serie a fumetti V per Vendetta. Il movimento è sempre attivo contro le discriminazioni, la negazione delle libertà fondamentali e contro la guerra, come nel caso del conflitto russo in Ucraina di questo periodo”.

 

Esistono diversi tipi di attacchi informatici e possono riguardare infrastrutture, istituzioni finanziarie, enti pubblici e addirittura apparati statali. Questi vengono messi in atto attraverso una serie di tecniche ed una grande varietà di modi di attuazione degli stessi verso individui o, su scala più ampia, verso istituzioni. Si dividono in due grandi categorie: gli attacchi sintattici e gli attacchi semantici: i primi sono diretti e consistono nella diffusione ed utilizzo di malware e di software malevolo in generale come virus, worm o trojan, i secondi invece sono indiretti e consistono nella modifica di informazioni corrette e nella diffusione di informazioni fasulle. La disseminazione di informazioni errate può essere utilizzata per coprire le proprie tracce o per instradare qualcuno nella direzione sbagliata facendogli credere che sia quella giusta.

 

Il mondo del web è vario e complicato. Potenzialmente chiunque è collegato in rete è vulnerabile in qualunque momento. Per questo motivo, è sempre bene chiedere a professionisti del web come difenderci da questi attacchi. 

Noi di Yes-Web abbiamo un’attenzione particolare nell’adottare tutte le precauzioni necessarie affinchè il vostro sito sia protetto e al sicuro. 

Il metaverso

 

È da qualche giorno che se ne parla, Facebook ha cambiato nome in Meta. Il colosso del web, che comprende le applicazioni più usate al mondo (facebook, instagram, whatsapp e gli oculos) ha così svelato, tra l’altro con un divertente spot di Khaby Lame, i suoi progetti per il futuro. Non è una sorpresa, soprattutto tra gli addetti ai lavori, che  la società di Menlo Park volesse puntare nella direzione del metaverso, e infatti tutti i rumors sono stati rispettati.

 

Ma che cos’è il metaverso? 

Metaverso è un termine coniato da Neal Stephenson nel libro appartenente alla cultura cyberpunk Snow Crash (1992), ed è descritto dall’autore come una sorta di realtà virtuale condivisa tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. In questo mondo la differenza tra le classi sociali è rappresentata dalla risoluzione del proprio avatar e dalla conseguente possibilità di accesso a luoghi esclusivi.

Nell’idea moderna il metaverso è una sorta di realtà parallela dove sarà riprodotto un mondo simile al nostro e dove noi stessi saremo rappresentati dai nostri avatar in 3D. Ci saranno le città, le strade, i negozi, le case, ma tutto sarà virtuale. Potremo incontrare degli amici, andare a fare una passeggiata, andare al cinema, fare shopping, frequentare un corso scolastico, andare a una festa, senza muoverci di casa e per pagare si useranno le monete digitali, cryptovalute come ad esempio i bitcoin. Per immergerci in questo mondo virtuale ci basteranno un paio di occhiali vr, capaci anche di cogliere le espressioni del volto come i sorrisi o le smorfie.

Anche se può sembrare estremamente futuristico, non stiamo andando incontro a nulla di così nuovo e complicato. Infatti già nella nostra vita di tutti i giorni abbiamo a che fare con aspetti tipici del metaverso, pensiamo agli assistenti virtuali di tanti servizi che usiamo. Il futuro, anche prossimo, ci riserverà nuove opportunità per sfruttare questo mondo.

 

Ma quali possono essere le opportunità del metaverso?

Il metaverso non sarà una mera esperienza virtuale dove poter passare del tempo, non sarà solo una nuova esperienza digitale per gli utenti, ma sarà anche una nuova opportunità di business, un modo nuovo per studiare la storia, le scienze, per informarsi, per poter conoscere nuovi luoghi, musei, mostre, interagire con artisti, filosofi, scienziati, e molte altre cose… senza doversi spostare da casa. 

L’utilizzo sul piano del business è la vera sfida del metaverso. Infatti, soprattutto nell’idea di meta, questo sarà una nuova realtà basata su quella reale, con case, edifici, strade, ferrovie, esattamente come appaiono nel mondo reale, nella quale potremo svolgere le nostre attività e il nostro lavoro, praticamente una sorta di second life. 

In quest’ottica le opportunità di business potrebbero essere notevoli. Pensiamo ad esempio ad un fotografo: potrà mostrare i suoi scatti in un ambiente virtuale organizzato come una galleria d’arte quando in realtà lavora da un piccolo studio. 

Ma tutte le attività potranno giovare delle nuove opportunità date dal metaverso.

Ad oggi non sappiamo con certezza come si concretizzerà questo mondo, abbiamo pochissimi indizi e poche certezze. Sicuramente Meta investirà nei prossimi anni diversi miliardi di dollari (si parla di 10 miliardi di dollari in 10/15 anni) per creare il metaverso e le opportunità legate a questo nuovo modo di concepire il virtuale, e noi come agenzia web, dobbiamo essere pronti a raccogliere anche questa nuova sfida.

Guerrilla Marketing

Erano gli anni Ottanta e le televisioni commerciali di tutti i Paesi hanno inventato la pubblicità moderna. Questa prevedeva, al costo tutt’altro che modico, grandi campagne che si articolavano almeno in tre voci principali: carta stampata, radio e televisione appunto. Per i piccoli business era diventato quasi impossibile emergere in un panorama così affollato e monopolizzato da chi aveva a disposizione budget elevati.

La soluzione fu formulata nel 1984 nell’omonimo libro di Jay Conrad Levinson, Guerrilla Marketing. Con un passato di direttore creativo alla Leo Burnett, l’esperto pensò questa tecnica con un obiettivo preciso: usare tattiche non convenzionali rispetto a quelle più praticate all’epoca per fare marketing anche con piccoli budget a disposizione.

Secondo l’autore la campagna pubblicitaria deve essere scioccante, unica, memorabile e, il suo creare buzz era solo un obiettivo secondario, in qualche misura quasi una conseguenza fisiologica del nuovo approccio al marketing.

L’ispirazione per il termine Guerrilla Marketing veniva dalla tattica di guerra detta appunto guerriglia condotta da piccole formazioni di uomini e caratterizzata da assalti a sorpresa o imboscate. Infatti, questo tipo di marketing, usa elementi tipici delle tattiche di guerriglia, come gli assalti, i sabotaggi, la sorpresa, i raids, ecc.

“Il primo esempio di Guerrilla Marketing contemporaneo fu la promozione di “The Blair Witch Project”, un found footage horror ispirato a una leggenda metropolitana che circolava a proposito di alcune misteriose sparizioni a Blair, nel Maryland. Era il 1999 e i registi del film costruirono in USA una campagna davvero originale per il tempo con tanto di sito web che riportava rapporti di polizia, interviste di testimoni e manifesti con le foto degli attori che offrivano ricompense a chi li ritrovasse. L’horror raccontava, infatti, la storia di tre studenti improvvisamente scomparsi nel nulla mentre stavano facendo una ricerca sulla strega di Blair, ritenuta responsabile di alcune morti misteriose. L’operazione generò preoccupazione tra gli spettatori statunitensi, tanto che qualcuno anche dopo aver visto il film al cinema restò convinto che si trattasse di un documentario reale montato con riprese originali degli studenti misteriosamente ritrovate. Nonostante le polemiche da cui furono investiti gli ideatori quando si scoprì che era tutto frutto dell’immaginazione, la campagna fu un vero successo a livello di marketing: al botteghino il film, diretto da esordienti, raccolse in poche settimane quasi 250 milioni di dollari”.

Lo scopo principale del guerrilla marketing, come tutta la pubblicità in generale, è quello di mettere in contatto i produttori di beni e servizi e quanti più consumatori possibili, usando metodi innovativi, non convenzionali e virali. Infatti questo stile di promozione dovrebbe:

  • emergere dalla massa della pubblicità convenzionale ricorrendo ad una creatività più particolare;
  • generare un effetto sorpresa tramite una presentazione insolita;
  • rimanere impresso a lungo nella memoria per via della sua originalità e unicità;
  • generare molto “buzz” sotto forma di discussioni e passaparola;
  • diffondersi in maniera virale e diventare un moltiplicatore tramite Internet;
  • fissare l’immagine della propria azienda e del proprio brand tramite un’associazione positiva;
  • aumentare il fatturato tramite un raggio d’azione maggiore e l’effetto PR.

L’effetto sorpresa, e il cumulo di emozioni positive a esso legate, hanno un peso molto importante non solo nell’aumentare il livello di attenzione e di coinvolgimento ma anche nel facilitare la risposta alla call-to-action, obiettivo di fondo di qualsiasi campagna di marketing e/o di comunicazione. In più risulterebbe aumentata anche la memorabilità dell’evento, cioè l’incontro tra il brand e il consumatore.

Vero, il guerrilla marketing ha bisogno di luoghi per esistere. Molte installazioni sono fisiche, tattili, sonore, visive. Ora, la domanda è: questa tattica si può usare anche nel web e nei social? 

La risposta è sì, anche se dobbiamo tenere a mente che una buona strategia pubblicitaria deve essere coerente, a passo con i tempi, deve trasmettere comunque un messaggio positivo e non deve essere offensiva per nessuno. Infatti, nel corso degli anni, abbiamo assistito a campagna di guerrilla marketing che hanno dato dei risultati eccezionali e altre che sono state fallimentari e hanno creato non poco imbarazzo al brand pubblicizzato.

Visto che l’effetto di diffusione virale non può essere controllato, le idee e le misure intraprese devono venir pianificate particolarmente bene e applicate nel miglior modo possibile. I costi e l’impegno richiesti devono inoltre venire ricompensati all’interno di iniziative promosse nel breve o nel lungo periodo. Se con il guerilla marketing si ottiene invece l’effetto contrario, perché i clienti si arrabbiano o vengono disorientati o si rivolgono persino alla polizia, si rischia di danneggiare il brand e l’immagine dell’azienda, oltre che incorrere in multe e correzioni di campagne costose.

Per questi motivi, soprattutto per le campagne sul web e sui social, dove difficilmente scompare qualcosa, è indispensabile rivolgersi a un’agenzia seria e preparata come yes-web, avere il tempo necessario ad articolare e far partire la campagna pubblicitaria e conoscere e gestire esattamente il budget a disposizione.