Un lato oscuro delle AI: il caso delle assicurazioni mediche negli Stati Uniti

Da quando è nata, e ormai lo sappiamo bene, l’intelligenza artificiale (AI) si è ritagliata un ruolo sempre più centrale nella nostra vita quotidiana. Dai motori di ricerca agli assistenti vocali, dalla creazione di immagini a analisi complesse, questa tecnologia promette di migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi offerti in molteplici settori, inclusi quelli più sensibili come la sanità. Tuttavia, l’entusiasmo per le sue potenzialità è spesso accompagnato da un’ombra: cosa accade quando l’AI è progettata o gestita in modo scorretto?

Un esempio emblematico di questa fattispecie viene dagli Stati Uniti, dove l’AI è stata integrata nei processi decisionali delle compagnie di assicurazione medica. Il suo scopo? Ottimizzare i costi e migliorare l’allocazione delle risorse. Il risultato, però, come facilmente intuibile, non è stato altrettanto positivo per i pazienti. Un caso eclatante ha coinvolto un algoritmo che valutava le necessità sanitarie delle persone assicurate. Apparentemente neutrale, il sistema è stato però allenato su dati pregressi che rispecchiavano le disuguaglianze strutturali già presenti nel sistema sanitario statunitense.

Il risultato è stato un trattamento discriminatorio nei confronti di pazienti appartenenti a minoranze etniche o con redditi bassi. L’algoritmo, infatti, assegnava priorità non sulla base delle reali condizioni di salute, ma sul costo delle cure ricevute in passato. Poiché i pazienti delle minoranze tendevano ad accedere a cure meno costose (e spesso meno adeguate), venivano automaticamente esclusi dai programmi di supporto prioritario, anche quando ne avevano un effettivo bisogno.

L’AI non è neutrale: riflette le scelte umane

Questo esempio dimostra che l’AI non è una tecnologia infallibile o imparziale. Gli algoritmi, per quanto sofisticati, sono solo strumenti, e la loro efficacia dipende interamente da come vengono progettati, implementati e monitorati. Se i dati su cui si basano sono incompleti o distorti, anche le decisioni saranno sbagliate. Il problema non è l’AI in sé, ma l’assenza di una supervisione etica e regolamentare adeguata. Quando le aziende mettono al primo posto il profitto anziché il benessere sociale, rischiano di trasformare un potente strumento in un’arma di esclusione. E le conseguenze non riguardano solo il settore sanitario.

Rischi per la società: dalla discriminazione all’erosione della fiducia

Gli errori nell’implementazione dell’AI non sono solo tecnici: hanno un impatto diretto sulla vita delle persone e sulla fiducia che la società ripone nelle istituzioni. Se un algoritmo decide chi ha diritto a ricevere cure, un prestito o un’assunzione, e lo fa basandosi su pregiudizi radicati, o semplicemente su dati non aggiornati, il risultato è un’amplificazione delle disuguaglianze e scelte che non rappresentano la realtà. Inoltre, la mancanza di trasparenza nei processi decisionali delle AI contribuisce ad alimentare sfiducia e senso di impotenza tra i cittadini. Se non sappiamo come e perché un sistema prende determinate decisioni, come possiamo assicurarci che sia giusto?

La via da seguire: etica e regolamentazione

Per evitare che l’AI diventi un rischio per la società, è necessario agire su più fronti:

  • Dati di qualità e rappresentativi: gli algoritmi devono essere allenati su dati che riflettano la diversità della popolazione e non perpetuino le disuguaglianze esistenti. Inoltre questi dovranno essere sempre aggiornati costantemente.
  • Trasparenza: le aziende e le istituzioni devono essere obbligate a spiegare chiaramente come funzionano i loro algoritmi e quali criteri adottano.
  • Supervisione indipendente: serve un controllo esterno da parte di esperti in etica, diritti umani e tecnologia, per assicurarsi che l’AI venga utilizzata in modo responsabile, anche se questo punto sembra al momento irrealizzabile, non tanto per le mancanze di competenze, quanto per la difficoltà politica di trovare figure adeguate allo scopo.
  • Leggi e regolamenti chiari: i governi devono intervenire per stabilire linee guida rigorose sull’uso dell’AI, tutelando i diritti dei cittadini e prevenendo abusi. Anche su questo punto siamo ancora agli albori, ma qualcosa inizia a definirsi.

 

L’intelligenza artificiale è uno strumento straordinario, che sicuramente permetterà la crescita dell’efficienza in molti settori, le riduzioni di centri di costo e la flessibilità lavorativa e aziendale, ma il suo potenziale può essere distruttivo se gestito male. Il caso delle assicurazioni mediche negli Stati Uniti è un monito: l’innovazione non deve mai avvenire a scapito dell’etica e della giustizia sociale. Solo con una visione responsabile e inclusiva, come quella di Yes-Web, potremo davvero sfruttare questa tecnologia per costruire una società migliore.

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